Wednesday 23 April 2008

I Grandi Flop (3): aerei, auto e... cassette

Nel 1967 l’Unione Sovietica presenta il Tupolev Tu-144, la versione russa del Concorde. E’ così simile all’originale che la stampa lo rinomina “Concordski”, e si rincorrono notizie su presunti episodi di spionaggio industriale: sarebbe nato da alcuni progetti ufficiali trafugati a Parigi. Il suo volo inaugurale avviene addirittura 2 mesi prima di quello del “vero” Concorde, ma nel 1973, sempre a Parigi, il primo Tu-144 di produzione di serie si schianta al suolo, forse disturbato da un caccia Mirage intento a fotografarne i segreti aerodinamici, in un curioso caso di contro-spionaggio. Un duro colpo da cui il velivolo non si riprenderà più: già nel 1978 si conclude il servizio passeggeri, dopo soli 55 voli. Poca fortuna anche per il razzo Europa, cinque lanci e cinque esplosioni, e per l’aereo di linea De Havilland Comet 1, 3 gravi incidenti nei primi due anni di servizio per difetti di progettazione che ne stroncheranno la vita commerciale.

Automobili. La Ford fa flop con la Edsel, del 1956, che vende meno di 100mila unità e segna la storia del costruttore americano. Due anni dopo rischia di fare pure peggio con la Nucleon, una macchina che doveva avere a bordo un reattore nucleare: fortunatamente non costruiranno neppure il prototipo. L’Alfa Romeo, nel 1980, cerca invece di entrare nel settore delle medie in tutta fretta tramite una joint-venture con la giapponese Nissan: in soli tre anni nasce la linea di montaggio dell’Arna (Alfa Romeo Nissan Automobili SpA), che tuttavia rappresenta il peggiore fallimento nella storia della casa di Arese e condurrà alla sua cessione alla Fiat.

Tecnologie. Oltre al Betamax, Sony ha dovuto incassare lo scotto del fallimento anche per la goffa Elcaset (un nastro analogico di dimensioni superiori alla normale cassetta -e conseguentemente una migliore qualità audio- lanciata nel 1976 e definitivamente abbandonata nel 1980) e il Bookman (un avveniristico lettore di CD-ROM interattivi penalizzato da un display piccolo e di scarsa risoluzione). La Philips non è invece riuscita a bissare il successo della sua “Compact Cassette” con la versione digitale, la DCC: lanciata nel 1992, è durata pochi anni (tuttavia, un particolare wafer di silicio progettato per la DCC è ora utilizzato per filtrare la birra, perché perfetto per separare dal liquido le particelle di lievito…)
Pessima esperienza anche per il DIVX (Digital Video Express), sistema di noleggio dal nome identico a quello del famoso formato di compressione: richiedeva l’acquisto di lettori speciali da collegare alla linea telefonica. I dischi, dal costo ridotto, si potevano vedere solo per 48 ore, trascorse le quali si doveva pagare una tariffa ulteriore. Un sistema complicato che il mercato ha ripudiato nel giro di sei mesi.

No comments: