Saturday 19 April 2008

I Grandi Flop (2): videogames

Nel 1983, l'intero mercato dei videogiochi andò al collasso, al punto che sembrava la fine di una moda destinata a non ripresentarsi più. La cosa divertente è che fu colpa (quasi completamente) di un solo gioco. Del più brutto gioco della storia.

Nel mese di giugno del 1982 usciva nei cinema E.T., e la Atari, che all'epoca se la passava bene grazie alle vendite del suo VCS (o 2600 che dir si voglia), spese oltre 20 milioni di dollari per acquistare la licenza del film. Purtroppo però, per via delle lunghe contrattazioni e della necessità di uscire nei negozi in tempo per Natale, rimanevano solo cinque settimane (e pochi soldi) per fare il gioco.

L'onere ricadde sul povero Howard Scott Warshaw, richiesto da Spielberg perché aveva lavorato al precedente gioco tratto da I Predatori dell'Arca Perduta. Warshaw, pur dovendo gestire solo 6,5 Kbyte di codice, non poté fare miracoli e produsse un'inqualificabile schifezza in cui, grossomodo, occorreva trovare vari pezzi di un telefono così che E.T. potesse chiamare a casa. La Atari, certa di poter stravendere, sfornò 4 milioni di cartucce. Ne rimasero invendute talmente tante (circa 3 milioni) che dovettero essere seppellite in una discarica nel deserto del New Mexico. La reazione dei consumatori fu furibonda: la Atari aveva già rischiato grosso qualche mese, prima lanciando una versione assai scadente di Pac-Man (il gioco arcade più in voga all'epoca). Il mercato perse completamente interesse per i videogiochi, per oltre un anno.

Un fallimento a lieto fine è invece quello del “coin-op” di Radar Scope, che la Nintendo lanciò nel 1980. Il gioco fu snobbato dal pubblico e svariate centinaia di esemplari ancora in produzione vennero convertiti all’ultimo momento in un altro titolo, creato in fretta e furia da un giovane programmatore di nome Shigeru Miyamoto: si chiamava Donkey Kong, ed era il primo videogioco in cui compariva il personaggio di Super Mario.

Nella prossima puntata: quando i russi copiarono il Concorde.

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