
Nel mese di giugno del 1982 usciva nei cinema E.T., e la Atari, che all'epoca se la passava bene grazie alle vendite del suo VCS (o 2600 che dir si voglia), spese oltre 20 milioni di dollari per acquistare la licenza del film. Purtroppo però, per via delle lunghe contrattazioni e della necessità di uscire nei negozi in tempo per Natale, rimanevano solo cinque settimane (e pochi soldi) per fare il gioco.
L'onere ricadde sul povero Howard Scott Warshaw, richiesto da Spielberg perché aveva lavorato al precedente gioco tratto da I Predatori dell'Arca Perduta. Warshaw, pur dovendo gestire solo 6,5 Kbyte di codice, non poté fare miracoli e produsse un'inqualificabile schifezza in cui, grossomodo, occorreva trovare vari pezzi di un telefono così che E.T. potesse chiamare a casa. La Atari, certa di poter stravendere, sfornò 4 milioni di cartucce. Ne rimasero invendute talmente tante (circa 3 milioni) che dovettero essere seppellite in una discarica nel deserto del New Mexico. La reazione dei consumatori fu furibonda: la Atari aveva già rischiato grosso qualche mese, prima lanciando una versione assai scadente di Pac-Man (il gioco arcade più in voga all'epoca). Il mercato perse completamente interesse per i videogiochi, per oltre un anno.

Nella prossima puntata: quando i russi copiarono il Concorde.
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